Io sono Francesca, la “mamma” umana di uno staffordshire bull terrier di 4 anni: Tommaso. Uno dei miei sogni è poter andare al parco con il mio nano Tommaso e leggere un libro… Sogno che fino a qualche tempo fa pensavo irrealizzabile: Tommaso è uno staffy, maschio che, dopo un’aggressione in una meravigliosa area cani, ha sviluppato, o meglio manifestato aggressività al guinzaglio verso tutti i suoi simili, e da libero “solo” con i cani maschi. Questo mi ha portato a dover cambiare “leggermente” i miei comportamenti:
– uscire alle 6 di mattina e alle 8 di sera sia d’estate che d’inverno per evitare incontri di altri cani; – sviluppare un iper-vista per capire anche a centinaia di metri se quel dato cane è maschio o femmina; – analizzare i comportamenti delle persone per capire se hanno un cane dietro quella macchina o semplicemente gli si è slacciata una scarpa; – imparare a dribblare il traffico quando sul mio stesso marciapiede incontro altri cani e devo scegliere tra lo scontro diretto o essere investita (e ovviamente ho sempre scelto la seconda opzione); – uscire dal portone di casa come se vivessi a Kabul.
Ero rassegnata: amo alla follia il mio nano, è dolcissimo con me e con tutti gli esseri umani, a casa è un angelo e un dispensatore di baci, ma con gli altri cani si trasforma nel figlio di satana. Era un dato di fatto, e dopo svariati tentativi ero giunta alla conclusione che non potevo farci nulla.
Un giorno di settembre (2016) mia madre mi chiama per parlarmi di questo tizio, Andrea, un educatore “Per Proprietari di Cani” che ha un centro vicino a Fonte Nuova, che ha risolto un problema a un suo amico che ha un barboncino toy… Penso “Sì, buoni tutti a risolvere problemi con un barboncino”, ma anche che tentar non nuoce, tanto peggio di cosi non può andare. Lo chiamo, parliamo al telefono ed a un certo punto lui mi fa “Stai tranquilla, possiamo risolvere il problema” e io penso “Se va beh come no…è arrivato questo!” . Nonostante la mia perplessità sul suo “sta tranquilla” vado alla prima lezione.
Arrivo al campo: pieno de’ cani ovviamente, praticamente il mio privato girone dell’inferno. Andrea si avvicina al box dove eravamo con Tommaso e mi fa ” Eccolo il pulcino che problemi ha?”, “Aggredisce tutti i cani, ‘na sorta di figlio di Satana” rispondo. Andrea mi guarda, guarda Tommaso, gli mette un “cordino” al collo e lo fa uscire. Io muoio dentro: ero già pronta a prendere Tommaso prima che potesse aggredire qualche cane… E invece: il “miracolo”. Andrea, con il suoi “tuc tuc” al collare, con le sue vocine, porta Tommaso a 3 metri da un altro cane, e il mio nano zitto. Per me era più probabile vedere Freddy Mercury esibirsi su un palco che vedere Tommaso vicino ad un altro cane, per di più maschio, al guinzaglio. Da quel momento mi sono affidata completamente ad Andrea e al suo team.
Non nego che è stato (ed è) difficile: ci sono stati miglioramenti “immediati”, ci sono state tante lacrime e tante gioie (per esempio la prima volta che mi sono seduta sulla panchina con vicino altri cani), momenti in cui “non si vedeva la luce” e momenti di “ormai è fatta”.
E’ un percorso in cui io, il mio compagno e il nostro nano Tommaso ci stiamo impegnando quotidianamente. I miglioramenti che raggiunti in poco più di un anno sono la nostra ricompensa: la fiducia che Tommaso ha verso di me (di noi anzi), che mi porta a poter andare avanti in questo percorso, vedere i cambiamenti, vedere che ora posso, a debita distanza, anche camminare sullo stesso marciapiede con altri cani.
Può sembrare poco, ma vi assicuro che non lo è.
E’ un percorso lungo, ma è un percorso: esiste un modo di migliorare certe situazioni che sembrano irrecuperabili. Esiste un’ alternativa. Esiste una possibilità. E il sorriso del proprio cane che ti guarda come per dire “mamma ora inizio a fidarmi di te” forse è uno dei premi più grandi.
E poi chissà magari un giorno potrò leggere quel libro al parco con Tommaso.