Le cause dei disagi comportamentali
Il cane non è una specie naturale, è il prodotto della selezione umana sul lupo, una sorta di manipolazione morfologica e caratteriale del lupo primitivo, trasmessa geneticamente e volta all’esaltazione o all’inibizione di tutte quelle qualità utili agli scopi umani. Selezionando solamente soggetti sempre più dipendenti e docili, l’uomo, ha di fatto minato nel cane il livello di sicurezza e di maturità raggiungibile dal suo progenitore lupo in natura. In sostanza, il cane è un piccolo lupetto che, per effetto della selezione umana, rimarrà per sempre un po’ infantile, geneticamente immaturo rispetto al lupo. Una condizione mentale che non gli permetterà mai di trovare il coraggio di andare via di casa, facendo del branco l’unico motivo di vita.
Sotto il profilo tecnico, il comportamento di ogni singolo cane può essere definito come il risultato di un’esperienza di crescita, più o meno corretta, vissuta alla luce di una predisposizione genetica di istinti e qualità. In parole più semplici, partendo da una predisposizione genetica tramandata dai genitori, tutto ciò che servirebbe al giovane lupo per una corretta crescita psicofisica, il cane deve ritrovarlo una figura umana di riferimento equilibrata, idonea a guidarlo nel rispetto delle regole sociali, a incentivare o inibire le qualità che lo porteranno a collocarsi nel giusto ruolo di branco. Al contrario, una posizione sociale diversa da quella per la quale si è geneticamente predisposti, porterà sempre a uno stato di frustrazione e di sofferenza nel cane. E’ chiaro, quindi, come il rapporto con il leader e con il resto del branco sia imprescindibile per l’equilibrio del cane, dove l’educazione di base rappresenta, in tal senso, solamente una brevissima parte iniziale di questo rapporto.
Nel mondo naturale non esistono i cani cattivi, tanto meno ipereccitabili, dominanti, bastardi, dispettosi, ansiosi o gelosi. Siamo noi uomini ad attribuire ai cani tali capacità, che in realtà non hanno mai evoluto perché non necessarie in natura. Si tratta di errori interpretativi, congeniti nella nostra differente logica di pensiero sempre votata alla comparazione con le abitudini e i sentimenti umani. Ciò ostacola la conoscenza del reale significato di un determinato comportamento in natura, anche alla luce delle diverse circostanze e situazioni in cui lo stesso può essere attuato.
Per spiegarci meglio, un cane che tenta di aggredire o che manifesta fobie o un’eccessiva eccitazione quando interagisce con il proprietario o con il mondo esterno, non è certamente un cane matto o cattivo, manifesta un disagio d’insicurezza dovuta alla “non guida” o ad una guida “errata” del proprio leader. Sta solo esprimendo rozzamente delle forti emozioni che non è mai stato abituato a controllare.
Il cane è il primo a non voler patire tale disagio, è quindi sempre possibile recuperare qualsiasi animale e tornare ad una vita serena, a prescindere dall’età, dalle razze e non razze, dal carattere e dalle esperienze passate. Simili progressi sono possibili solamente in presenza di una figura umana di riferimento a cui il cane possa affidarsi, determinata quanto basta per educarlo e correggerlo quando è necessario. Una guida calma e sicura in un mondo umano, completamente diverso dal mondo della natura per il quale è stato geneticamente affinato.